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venerdì 24 dicembre 2010
mercoledì 22 dicembre 2010
FIUMI ANTICHI
http://www.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000401/bibit000401.xml&chunk.id=d38e1908&toc.depth=100&toc.id=&brand=default
Il fiume Po (prima dell'arginatura Mare ADRIANO da Vitruvio) è il più famoso anche tra i Greci e le altre nazioni. Ogni Isola era circondata dall'acaqua oggi ristretta nel Po..I Greci inventano in questo mare interno il lugo primigenio sia infernale che paradisiaco. Il mar Adriano congiunto da istmi e separato da littorali sabbiosi dall'Oceano Adriatico (Strabone) è in connessione tra loro , designano greci questa Endolaguna chiamandola Isole degli Dei. Ma anche viene chiamato Eridano. Per i poeti Eridanus era il figlio del Sole, al quale è stato fatto accusa di falso a Epafo, da giovani egiziani, per ottenere filiazione. Credito avventatamente avuto della luce ottenuta da parte del padre Sun :portare. Chi non sarebbe in grado di governare i cavalli, lasciando li la loro orbita per lanciarli sulla terra. Del cielo il fuoco fu fermato così pure la combustione grazie ai molti fiumi che scendono dallle Alpi agli Appennini. Per questo motivo, Giove adirato lo colpisce con un fulmine, e gli attribuisce la causa e il nome nella sua caduta nel Po (Fidenza-Fidante- Fetonte). Altri sono quelli che dicono Eridanus fossero giovani egiziani, con i cambiamenti in quei posti sono disponibili ritrovarsi in Liguria e da li fosse stato ordinato, e in quel caso è caduto nel Po, fosse stato stato assassinato. Morto nel nome del fiume del re, hanno istituito nelle Isole il proprio benessere Per questo motivo, da un lato e il Po osservazioni. Il che gli Egiziani antichi e in onore della sua giovinezza tra le altre immagini fino cornuti del cielo e stato onorato con diverse stelle. Il resto di questa preoccupazione di vedere dove il Po nasce.
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ERIDANUS fluvius est Ytalie celeberrimus apud Grecos aliasque nationes. Omnem Cisalpinam irrigat Galliam, et quoniam hic idem et Padus est nichil de eo preter ea que ad Grecos spectant nunc dicemus; reliqua ubi de Pado. Fingunt Greci hunc apud inferos natum et in terras ac superos evasisse, nichil aliud sentientes quam quod ex Vegeso monte, qui propinquus est mari Infero scilicet Tyrrheno, profusus tendit in Adriaticum, quod Greci Superum vocant. Eridanus autem nuncupatur ab eventu. Nam fingunt poete Eridanum Solis fuisse filium, cui cum falsum esse ei obiceretur ab Epapho Egyptio iuvene, ad obtinendam filiationis fidem currus lucis ducere temerarie impetravit a Sole patre. Qui cum equos nequiret regere, exeuntibus ipsis orbitam in parte celum exustum est et in terris multa exhausta flumina. Quam ob rem ab irato love fulminatus est et in Padum cadens suum illi tribuit nomen. Alii sunt qui dicant Eridanum Egyptium iuvenem, cum mutatis sedibus venisset in Ligures eisque imperasset, casu in Padum cecidisse et in eo necatum. Quam ob causam in solatium sui flumini regis mortui nomen posuere, et hinc Eridanus dictus. Quem et veteres Egyptii in honorem sui iuvenis Bicornem inter alias celi imagines posuere et pluribus decoravere sideribus. Reliqua ad hunc spectantia ubi de Pado vide
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Decadenza Margraviato Scaligero dopo l'assassinio di Cangrande Le Isole e La Republica Veneta sec XIV XV
1338 era popolata da 115.000 abitanti ed era una delle maggiori metropoli Europee, ma non ha giurisdizione nelle Isole Sparse.
per tutelare la proprietà fondiaria viene istituita una curia, detta del Procurator, la quale aveva la competenza di giudicare controversie sorte tra Isole venetiani riguardo i propri beni immobili . L'interesse del "comune Veneciarum" per la terraferma era dovuto all'esigenza non solo di difesa ma anche di evitare che qualche citt... di terraferma, Padova con i Carraresi, o Verona con gli Scaligeri, crescesse fino a soffocare Isole venetia nelle sue lagune.
1359. Si apre la sucessione a Cansignorio Scala. Gli stati d’attorno, (Visconti, Venezia, Mantoa,Carraresi in Padoa) tutti interessati alla vicenda della successione
Geoffrey Chaucer ha conosciuto Petrarca; qui è inoltre venuto a contatto con testi di Dante e Boccaccio, quest'ultimo avrebbe poi dato con il suo Decameron un'ispirazione fondamentale per Chaucer e la scrittura di "Canterbury Tales"[4].
Fu nel periodo di decadenza degli Scaligeri nel Margraviato Veronese (veneto) Scaligero insidiato dai Carraresi dai Visconti e dai Veneziani. Ufficialmente era qui per chiedere un prestito in favore del re, e probabilmente fu anche a Padova nel 1373[6]. Per finaziare Acuto
1374 luglio 19. in Arquà - Acua - Petrarca - si svolgono i funerali di Petrarca.
1375 Cansignorio Scala, pochi giorni prima di morire, fece uccidere anche l’altro suo fratello, Paolo Alboino , che era tenuto prigioniero con l’accusa di tradimento
1374 ottobre, il chierico padovano Antonio Turchetto, figlio del del consigliere di Padova, Francesco Novello da Carrara, era succeduto al Petrarca (eredita’ Scala bastarda n.d.a.)
1375 Al plurifratricida Cansignorio Scala, successero i due giovanissimi figli illegittimi, Bartolomeo II, e Antonio.
1375 Dominus veronese Antonio Scala.
Guardalbene è il nome di un proprietario di terre orgiananesi che confinavano con quelle dell’episcopato, terre ubicate tra Asigliano e Spessa,, paesi di confine con Pressana, e Cologna. Che possa trattarsi del noto “fattore del magnifico signor Antonio Scala”, controllore dell’economia vicentina per conto dello Stato Scaligero. Tale gualdalbene , seguendo le direttive, della signoria, avrebbe sottratto terre, all’episcopato e a monasteri e in particolare quello di S. felice che ne possedevamolte nei territori delle due Basse la vicentina e la veronese. Certamente Guardalbene nella “Collationum” lo troviamo coinvolto in una permuta di un “ beneficio clericale” legato alla cappella di Sarego, e questo a favore del “factoris magnifici domini Antoni de la Scalla”.Il margraviato Scaligero, e per lo stesso signore Antonio Scala, Cartesia Sarego, era capitano dell’esercito e Matteo Orgiano era Cancelliere, essi rappresentavano l’economia, l’esercito, e la cancelleria dello stato scaligero e provenivano tutti e tre dalle “Basse”: Pressana, Orgiano, e Sarego.119
1375 Orgiano, Compare il riferimento al Capitaniato scaligero Gasparo Zachinati.120
1375 Verona : Cortesia da Sarego (suo padre era Bonifacio) si trasferì a Verona per assumere il ruolo di capitano delle forze armate scaligere, sotto il governo di Antonio Scala121
1376 COMINCIA LO SCISMA D’OCCIDENTE CHE PER TRENT’ANNI ( CIOE’ FINO AL 1406 N.D.A.) LACERERA’ LA CRISTIANITA’.
1377 GIOVANNI da Poppi (Arezzo) giunge a Verona capitale del Margraviato Veronese per entrare in possesso di un canonicato nella chiesa cattedrale , ottenuto qualche tempo prima. Inserito nel capitolo , subito nominato massaro, svolse numerosi compiti importanti. In assenza dell’arciprete Bartolomeo Quintafoglia ormai infermo promulgò la costituzione XLV che stabiliva le retribuzioni per i canonici partecipanti ai diversi momenti delle feste liturgiche.
1378
Il Margraviato Scaligero fu di nuovo percorso dai soldati.L’ “ingratissimo “ Giacomo Cavalli si mosse con il suo esercito e giunse a Lonigo e rimase nel distretto per un po’ di tempo, “aliquantulum”, abitando a Villabella (San Bonifacio) che era stata sua.
1379 dicembre , 9, Era sorta una controversia tra il capitolo in Verona e Viviano, frate dell’ordine dei Crociferi, priore del monastero di Santa Maria in Venexia e collettore del papa.125 Poppi fu nominato in quest’occasione nuzio e procuratore perchè si recasse prima dal famoso canonista Giovanni da Legnano, attivo a Bologna , per chiedere consigli in materia di decime, successivamente si spostasse in curia romana per ottenere dal papa l’approvazione dei loro privilegi confermati poco tempo prima dal patriarca di Aquileia e dal Vescovo Pietro della Scala.Il capitolo era formato da canonici per lo più beneficiati dal “dominus” o dal suo “enturage” . Caratteristica riscontrabile in molti altri capitoli. Nella vicina Vicenza , ad esempio , il numero dei canonici legati agli scaligeri era doppio di quello degli appartenenti a famiglie cittadine.A Verona oltre a due Scala, Domenico di Aimonte e Bellardino di Nicola, erano Gasparo da Quinto (vicentino), figlio dell’umanista Leonardo, e Antonio Thiene amici del famoso cancelliere Matteo da Orgiano, Giacomo Malaspina parente di Riccardino, uno dei membri del “consilium domini” del 1377, tomeo Cipolla figlio di Pietro, il famoso fisico da San Benedetto , ed infine Andrea da Carrara della diocesi di Luni, di famiglia legata al signore.126 127
Anche a Verona gli Scaligeri riuscirono a controllare dall’interno il potente capitolo canonicale che se un tempo , nella sua composizione , rappresentava la società cittadina, in seguito - anche per il venir meno dell’intromissione della curia avignonese - finì con l’essere in “corrispondente”.128
Carlotto di Benvenuto Alberti, ricoprì la carica diArciprete della Cattedrale di Verona nell’ultimo scorcio di secolo, per un breve ma travagliato periodo, succedendo DAVVERO INASPETTATAMENTE a GIOVANNI DA POPPI.129
GIOVANNI Francesco da Poppi figlio del canonico Biagio da Parma , fu ucciso nel suo letto tra le case canonicali, vicine all’Adige, in Contrada mercato Nuovo. 130 Gli assassini accortisi poi della presenza del nipote dell’arciprete, lo avevano trascinato nella legnaia dove , forse per eliminare un testimone scomodo , lo avevano colpito a morte. 131 All’alba del giorno seguente , presi tre cavalli , gli assassini, erano fuggiti da Verona VERSO MANTOVA.132 ,
Ad Antonio Scala si può attribuire anche l’assegnazione di alcune prebende a quel gruppo di persone , proveneinti da Ravenna , che troviamo attestate a Verona subito dopo l’arrivo in città di Samaritana da Polenta e che poi , al tempo della conquista viscontea, saranno annoverati tra coloro che “hanno disfatto Verona”: in Santa Consolata andò Bartolomeo di Pietro Macalusi, in Sant’Elena Giacomi, in Sant’Andrea Francesco e infine nel capitolo , come mansionari , Bartolomeo e Ugoccione di Giovanni Lambardini. Soltanto in una occasione Giovanni Poppi , assieme ai confratelli seppe opporsi alla richiesta di un prestigioso personaggio come Alberto di Iacopo dal Verme, che pretendeva di assegnare a un suo protetto , Pietro da Melara il beneficio sacerdotale dell’altare di san Nicola in Sant’Elena.Il Poppi , questa volta ribadendo che il candidato non era idoneo alla carica riuscì a nominare al suo posto un certo Zeno da Cologna.133
1380 settembre 13, l’arciprete Poppi, stipulò con ilvescovo la pace dopo la rissa del giovedìsanto per i diritti sui battesimi.1
1380 dicembre 3
Carlotto Alberti fu competente estimatore di terreni ed inolter si recò più volte a Ferrara presso Gerardo Alighieri da Firenze e Buonagrazia , ufficiali dei marchesi d’Este per riscuotere gli affitti di Luisa di Vangadizza.
Il vescovo in Verona irato per l’atteggiamento ostile assunto dai canonici nei suoi confronti, chiese l’intervento del patriarca Marquardo.
1381 Antonio Scala fece uccidere il fratello Bartolomeo II e resse da solo la signoria. Si sospettò e fu scritto che in tale assassinio una parte notevole l’abbia avuta Cortesia da Sarego, il comandante dell’esercito scaligero.
La famiglia Bevilacqua, fu molto legata agli Scaligeri fino al
1381, quando Antonio della Scala, in seguito all'uccisione del fratello Bortolomeo , si insediò in Verona; allora Guglielmo Bevilacqua si ritirò nel castello omonimo. Egli, come si diceva, era giusdicente privato, e nel nuovo schieramento di forze passò a sostenere i Visconti. Quando fu costretto ad allontanarsi si recò prima dai Malatesta, suoi parenti in Rimini e poi a Milano stessa, dove divenne consigliere di Gian Galeazzo
Ottenne dalla Isole venetiani una Ducale che affermava la sua autonomia e completa indipendenza dalle competenze dei rappresentanti locali del governo Isole venetiano, appellandosi direttamente alla Serenissima. Fu un diplomatico attento, capace di mantenere i propri privilegi tra i potenti della seconda met… del 1300: sugellò l'alleanza con Isole venetia attraverso la politica matrimoniale filo- Isole venetiana del figlio Francesco (1380-1419); mentre egli si trasferì con l'altro figlio Galeotto (1374-1441) a Milano . Aveva visto giusto; infatti, Verona , indebolita dalle lotte intestine seguite alla morte di Mastino II della Scala (1351), viene assorbita da Gian Galeazzo Visconti nel 1387.
1381 marzo 18, Giovanni Poppi invia una lettera al vescovo di Mantova Gudo da Arezzo, e lo informa che a Verona un vicario del Vescovo Pietro della Scala impunemente da due anni cresimava e conferiva gli ordini sacri, senza possedere il titolodi vescovo necessario a tale scopo e lo supplica di venire a Verona poichè il pontefice aveva ordinato , per porre fine allo scandalo, che fossero nuovamente amministrati i sacramenti a tutti coloro che li avevano ricevuti dal falso ordinario.136 Leonardo Malaspina indirizza una missiva al cardinale Bonaventura da Padova, con la quale viene denunciato che come Urbano VI, anche l’antipapa Clemente VII distribuiva a suo piacimento i benefici capitolari vacanti, provocando confusione , ingigantito dallo scisma.137 Leonardo Malaspina invita il cardinale a porre fine agli insistenti reclami di Cristoforo da Panigale che chiedeva di entrare in in possesso del canonicato veronese concessogli da Roberto “alupnus iniquitatis antipapa” che invece era già stato assegnato ad altra persona.138
La famiglia Bevilacqua, fu molto legata agli Scaligeri fino al
1381, quando Antonio della Scala, in seguito all'uccisione del fratello Bortolomeo, si insediò in Verona; allora Guglielmo Bevilacqua si ritirò nel castello omonimo. Egli, come si diceva, era giusdicente privato, e nel nuovo schieramento di forze passò a sostenere i Visconti. Quando fu costretto ad allontanarsi si recò prima dai Malatesta, suoi parenti in Rimini e poi a Milano stessa, dove divenne consigliere di Gian Galeazzo Visconti e
ottenne dal dominus Isole venexia una Ducale che affermava la sua autonomia e completa indipendenza dalle competenze dei rappresentanti locali del governo Isole venetiano, appellandosi direttamente alla Serenissima.
1382 Antonio Scala divenuto “signore” dopo aver assassinato il fratello Bartolomeo II , sposò una certa Giacoma Scala, sorellastra di Antonio, Scala, ed ottenne le giurisdizioni su alcune terre del Colognese, terre tra le quali c’era Spessa, che appartiene per una piccola parte a Orgiano.139
1383 l’arciprete Carlotto Alberti collabora per far assegnare a Giovanni Venturino da Parma dell’ordine di San Marco il monastero di san Leonardo che però era occupato da Simone.140
Vescovo a Vicenza è Giovanni Sordi, ma ancora residente a Verona.141
1385 Ludovico Loschi, figlio di Enrico, e nipote di Desiderato, fu mandato con l’incarico di Vicario, a Sirmione. Il figlio di Antonio Loschi , ancora adolescente, da Verona scrive una lettera nella quale dice di essere impiegato presso il “Principe” della Città, “apud Principem civitatis”.142
1385 febbraio 25, Carlotto Alberti ubbidì all’ordine di assegnare a Zeno da Cologna il beneficio , istituito da Mastino della SCALA , SULL’ALTARE DI SAN MARTINI IN CATTEDRALE,E POCHI MESI PRIMA DEL CROLLO DEGLI SCALA , ACCETTO’ L’IMPOSIZIONE DI BENEFICIARE COSMA DA PARMA.143
Aperta ostilità esisteva invece tra Carlotto Alberti e l’ordinario diocesano. Carlotto lo sperimentò in tutta la sua violenza nel momento in cui egli ingiunse a Pietro Scala vescovo di annullare una condanna per adulterio , pronunciata dal vicario episcopale contro Bertolino che, essendo prete in San Giovanni in Valle , chiesa soggetta al capitolo, doveva essere giudicato soltanto dai canonici. Immediata e pungente la risposta di Pietro della Scala, che rigettava l’accusa di abuso di autorità, ma affermò :“ non reputava detto Carlotto archipresbiterium pro archimunicati , ne canonico dei canonici, ma uguale ai fuori capitolo e irregolare.”144
Simone che non voleva cedere allo scaligero il priorato di San Leonardo, accusato di violenza carnalefu rinchiuso nelle carceri dell’ episcopio.145
1386 - 1387 vi fu la guerra che pose fine allo Stato (Margraviato n.d.r.) signorile Scala.146
1386 febbraio I soldati SCALIGERI di Cortesia Sarego, dettero battaglia ai nemici padovani a PONTE DI BARBARANO147 , MA ANCHE A Orgiano sopportò un peso ingente dato che “ l’esercito padovano con grande preda e quantità di prigionieri ritornò per la Riviera” e fissò i suoi accampamenti in Barbaranoe in Sossano “paduanus exercitus cum magna preda et personarum (captione) rediit per Riperiam et fixit temptoria in Barbarano et Zauxano .148
1386 febbraio Carlotto Alberti , insignito nel frattempo del titolo di conservatore apostolico, impose ai frati di Santa Anastasia e di San Fermo di presentarsi a lui per consegnare il quarto dei proventi per legati e funerali, spettanti al capitolo. Ricevette un netto rifiuto.149
Le violazioni alle norme disciplinari , in particolare quelle riguardanti la residenza e il concubinato , erano diffuse un po’ ovunque: il Vescovo di Concordia dopo la visita al capitolo di Udine, fu costretto a prendere seri provvedimenti contro i preti; a Trento l’ordinario lamentava un clero particolarmente indisciplinato, e a Padova , già alcuni decenni prima Ildebrandino Conti aveva cercato di favorire il ripristino della moralità sacerdotale con l’introduzione delle congregazioni camaldolese e olivetana.150
Furono comminate multe e vennero privati di benefici i preti; Simone fu condannato anche perchè aveva una relazione con una monaca professa del monastero a san Martino a Avesa.151 Il confratello Biagio fu anch’esso richiamato perchè teneva in casa sua una “femmina sua amica” con grave scandalo.152
Passati alla controffensiva i cividalesi sconfissero gli Scaligeri a Brentelle (25 giugno 1386)
1387 dopo che lo Scala era stato sconfitto a Castagnaro.
Dale Isole intorno al Villabartolomea = Vela Barcolo mea (LAX VENE XK = LAGO VENETO), se va vanti par Castagnaro, che adeso l'è deventà un paese na olta l'era un arzere longo . Castagnaro l'è un ponto "strategiacamente" imèportante asè ne l'aqua libara dele isole spampinè. Qua una dele ciave par verzar l'acua che pol essar fate vegner de olta al so posto. L'acua l'è oro , l'oro delle isole spampinè , che le gà tanti pali e tanti AVI E. Nel 1387 qua l'ultimo del ramo bastardo dei Scaligeri ven batuo e le sta batuo da da Acuto (HARWOOD) che l'era a servizio dai Cararesi ma dedrio gh'era i Visconti e i Medici.
Passati alla controffensiva i cividalesi sconfiggono con Acuto a Castagnaro
(1 marzo 1387);
il suo maggiore successo nel 1387 quando guidò i padoani Carraresi alla vittoria del Castagnaro sui Scaligeri decaduti Signori veronesi. Da quella battaglia meglio di ogni altra , Acuto, palesò il genio tattico (all'inglese) e i vantaggi e la fama che questa battaglia gli assicurò nella penisola italicacon i suoi metodi "inglesi".Partito da Masi , a sinistra adigesi diresse a Castagnaro destra adige. Lla mossa decisiva fu allora la finta ritirata di Acuto che così riuscì a trascinare le truppe scaligere dalla parte del Padoan , verso Masi da dove era partito. Ciò gli fu congeniale perchhè in questa posizione acquitrinosa aveva fato la sua piazzaforte. Fu quando gli scaligeri gli furono vicino che allagò le truppe scaligere per mezzo di una ben architetta rete de “roste e arzari da aprire e chiudere alla bisognai. Dietro uno di tali argini i e su un un isolotto artificiale un po' più asciutto egli fece smontare i suoi cavalieri e li fece avanzare a file serrate. Da ogni lato e un po' più avanti del centro del suo esercito celò dei balestrieri, i suoi seicento arcieri inglesi e alcuni cannoni. I veronesi avanzarono fiduciosamente in questa trappola così accuratamente predisposta; si arrestarono un momento quando si trovarono di fronte l’acqua che li avvolgeva proveneinete da rotte su argini provocate da Acuto. Tentarono gli scaligeri di farsi strada con le ramaglie e le fasine, ma poi questa mossa ritardò loro la manovra nonostante si dessero da fare alla svelta temtare di chiudere gli argini. Appena il passaggio fiu pronto e riempito di ramaglia gli scaligeri in ritardo si precipitarono su di esso per tentare di attraversarlo in ritirata. In quel momento gli arcieri di Acuto iniziarono dalle posizioni laterali il loro tiro incrociato, mentre i guerrieri. del centro e avevano fermato la speranza di 'avanzata veronese. Quando la pioggia di dardi cominciò a fare i suoi effetti e tra le file sgomente delle truppe scaligere cominciarono a prodursi delle falle, Acuto impartì l'ordine di avanzare e i suoi cavalieri a piedati si aprirono un inesorabile varco tra i nemici. La rotta dei veronesi fu completa e la maggior parte di loro o rimase uccisa sul campo o venne fatta prigioniera nella più cruenta battaglia passata alla memoria come la battaglia del Castagnaro. Da qui la fama ad Acuto di essere il migliore capitano i ventura del tempo.
11 marzo del 1387 combattuta da 40.000 militi nella quale i padoani di Acuto sconfiggono gli Scala, decretando la fine della denominazione Scaligera.
Battle of Castagnaro su l ’adese
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Battle of Castagnaro
Date March 11, 1387
Location Castagnaro, Verona, Veneto, Italy
Result Paduans victorious
Belligerents
Army of Verona Padua
Commanders and leaders
Giovanni Ordelaffi Ostasio da Polenta John Hawkwood Francesco Novello Carraresi
The Battle of Castagnaro was fought on March 11, 1387 at Castagnaro (today's Veneto, northern Italy) between Verona and Padua. It is one of the most famous battles of the Italian condottieri age.
The army of Verona was led by Giovanni Ordelaffi and Ostasio da Polenta, while the victorious Paduans were commanded by John Hawkwood (Giovanni Acuto) and Francesco Novello Carraresi.
Castagnaro is hailed as Sir John Hawkwood's greatest victory[1]. Following a Fabian-like strategy, Hawkwood goaded the Veronese into attacking him on a field of his own choosing, by laying waste to the Veronese lands nearby.
Drawing his forces up on the far side of a canal, and anchoring his right flank on a patch of woods, Hawkwood waited until the Veronese had committed to attacking across a ford of fascines piled up in the canal. Once so occupied, Hawkwood sprang his trap.
Hawkwood had left a copy of his standard behind his forces, then had led his cavalry into the woods to his right. At a given signal - supposedly, a flaming arrow - the copy of his standard dropped, and Hawkwood's cavalry burst from the woods on the Veronese left, with his real standard in front. At the point of impact, Hawkwood is said to have cast his commander's baton into the Veronese ranks and ordered his men to retrieve it for him.
Per Trease, it is said that Hawkwoods battle cry that day was a grim play on the Paduan war-cry of Carro! - in Hawkwood's rendition, it became Carne! ("Flesh!").
Battaglia di Castagnaro
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Battaglia di Castagnaro
Data 11 marzo 1387
Posizione Castagnaro, Verona, Veneto, Italia
Padovani Risultato vittorioso
Belligeranti
Armata di Padova Verona
Comandanti e dirigenti
Giovanni Ordelaffi
Ostasio da Polenta
Giovanni Acuto
Francesco Novello Carraresi
La battaglia di Castagnaro fu combattuta il 11 marzo 1387 a Castagnaro (Veneto di oggi, l'Italia settentrionale) tra Verona sull’adige tar castagnaro e masi e Padova. Si tratta di una delle battaglie più famose del mondo dei condottieri.
L'esercito di Verona è stato condotto da Giovanni Ordelaffi e Ostasio da Polenta, mentre i padovani vittoriosi erano comandate da Giovanni Acuto (Giovanni Acuto) e Francesco Novello Carraresi.
Castagnaro è salutato come il più grande vittoria di Giovanni Acuto [1]. A seguito di una strategia di Fabian-like, Acuto spinto il veronese ad attaccare lui su un campo di sua scelta, con il guasto dell’argine dell’adige nelle isole veronese vicinanze.
Disegnare le sue forze sul lato opposto dell’adige , e l'ancoraggio suo fianco destro sul Bosco della os tilia , Acuto aspettato fino a quando il Veronese aveva impegnato ad attaccare in un guado di fascine ammucchiate per gaudare l’adige. Una volta tanto occupato, Acuto balzò sua trappola.
Acuto aveva lasciato una copia del suo stendardo dietro le sue forze, allora aveva condotto la sua cavalleria nel bosco alla sua destra. A un dato segnale - presumibilmente, una freccia infuocata - la copia del suo stendardo caduto, e scoppiò cavalleria Acuto dal bosco sulla sinistra veronese, con il suo stendardo reale davanti. Nel punto di impatto, Acuto si dice abbia gettato la sua baraca di comandante nei ranghi Veronese e ordinò ai suoi uomini di recuperarlo per lui.
Per Trease, si dice che il grido di battaglia Hawkwoods quel giorno era un gioco torvo sul padoan al grido di guerra di Carro! - nelle consegne Acuto, divenne Carne! ("Flesh! ").
Sta guera segna la fine dela Signoria Scaligera e ghe vien drento i Visconti par disisete ani.
Dal Castagnaro se pol n'dar al isola Vizina Menà = SANTA MENA = MENARSE = MENA' GO = MENA' GO ANDARE IN INGLESE, de Isola in Isola. Ala Menà ghè na piaza grande asè e na cesa a l'estremo bordo de l'isola, con na cesa manco picola. La cesa piasè picola el'è la piasè vecia è lìè sta piturà dal famoso e brao pitor Brusa sorzi = Brusa i Rati che ven su dale fose) . Dopo se ciapa l'imbocadura de l'Isola Santa Anna fin a riva re a Isola Emisario con (San Piero 47). A drita ghè na strada che se pol ciapar che l'è in costa ala Fosa Maestra.
El punto l'è el meio par guardar con maraveia quanto le granda l' Endolaguna, .............cogliendo in uno sguardo l'abitato di San Zeno in Isola, alcuni siti archeologici, le vecchie idrovore e l'intreccio di fossi e canali.
Il Bosco GAZO DEL LAGO INTORNO ALLE ISOLE IN MEZZO AL Tartaro TREGNON MENAGO . Da Vigo si raggiunge isola Vangadizza quindi la isola di Torretta. Dopo l'abitato, lungo la SP n.46 che congiunge Legnago a Castelmassa, appena attraversato il ponte sulla Fossa Maestra si vede il Bosco.
1387 aprile 8, Carlotto da le dimissioni ed affida a Andrea da Carrara il compito di continuare le vertenze già avviate.154
1387 San Martino (bon albergo) Antonio Scala assediato dai Visconti, scrive appelli ai principi chiedendo aiuto.155 Alla corte di Antonio Scala erano, negli stessi anni , Ludovico Loschi, e Matteo Orgiano, due personalità di Orgiano.156
Ludovico Loschi, e Matteo Orgiano, non abitavano ordinariamente ad Orgiano, dove comunque avevano case, terre, proprie e parenti.157
I rapporti di Antonio Scala con i Visconti erano irrimediabilmente incrinati, e molti personaggi , come il Bevilacqua e il Dal Verme , erano passati alla parte dei Visconti.158
1387 giugno, stava imperversando l’ennesima ondata di peste , i soldati padovani da Vicenza raggiunsero Lonigo e posero gli accampamenti in Meledo , in Sarego, e in Lonigo e poi si trasferirono a Bagnolo dove rimasero per dieci giorni , e successivamente raggiunsero Poiana, passando per Orgiano, lì si fermarono per altri otto giorni , devastando le contrade vicine, guastando le biave e rubando gli animali.159
I Visconti occuparono Verona, ponendo fine alla signoria Scaligera (Brunoro della Scala, ultimo della casata, visse in esilio nel castello di Aviano) ed estromisero i Carraresi da Padoa privando i due schieramenti dei due principali sostenitori.
Gian Galeazzo Visconti fu un diplomatico attento, capace di mantenere i propri privilegi tra i potenti della seconda metà del secolo XIV : sugellò l'alleanza con Isole venetia attraverso la politica matrimoniale filo- Isole venetiana del figlio Francesco (1380-1419); mentre egli si trasferì con l'altro figlio Galeotto (1374-1441) a Milano . Aveva visto giusto; infatti, Verona e le Isole, indebolite dalle lotte intestine per la successione a Cangrande I che non lascia la discendenza diretta, seguite alla morte di Mastino II della Scala (1351), viene assorbita da Gian Galeazzo Visconti.
1387 OTTOBRE 24 E NOVEMBRE 8
SI dimette (spontaneamente) dalla carica di arciprete Carlotto Alberti che rimane scemplice canonico, ma cadde in disgrazia . Fu una donna a creargli seri problemi. In un colorito racconto del Notaio Bernardo degli Alighieri è contenuta l’accusa di stupro. la dettagliata deposizione di Giovanni di Bertolino Cape da Roverchiara, padre della giovane Bonafemmina violentata è nel documento ARCHIVIO CAPITOLARE VERONA, ACTA 53, f. 112r.160
Carlotto Alberti covocato immediatamente in capitolo benchè egli avesse respinto tutte le accuse , venne rinchiuso nelle carceri del capitolo in attesa del giudizio. A questo punto ci fu un’incursione “manu armata” organizzata dal vescovo, che lo rapì dal carcere capitolare e lo trasferì in quello vescovile suscitando , come sempre le proteste dei canonici . Era questo l’ultimo colpo di coda del vecchio Pietro, che era sul punto di partire per Lodi, per poter punire colui con il quale in passato aveva avuto frequenti contrasti e che ultimamente non aveva mantenuto fedeltà al “dominus” di un tempo? sta di fatto che però che poco dopo Carlotto venne reintegrato nella caricadi canonico e rimase in Verona fino al 28 settembre 1392 quando si recò a Pavia forse sotto i Visconti . 161
Cadeva così il silenzio su un altro testimone dell’ultimo tormentato periodo della storia scaligera.162
Antonio Loschi prima del 1388 doveva gia’ essere “CLERICUS VICENTINUS”, come dice Alessandro V. Papa, membro del clero incardinato nella diocesi di Vicenza.
Dal 1388 gennaio fino al settembre 1389 è Vescovo a Vicenza Filargis, sostenuto dai Visconti.
Antonio Loschi, almeno dal
1388 è dello “Studium” di Pavia e destinato ad entrare nella Cancelleria dei Visconti, per i quali, svolse fra il 1389 e il 1390, un “DELICATO” INCARICO A PADOVA, consultando i preziosi manoscritti della biblioteca di FRANCESCO PETRARCA e preparandosi al “TRASFERIMENTO” da Padova a Pavia.
Antonio Loschi è sostenuto in questa “OPERAZIONE CULTURALE” dai Visconti tramite il Vescovo Filargis, i quali diedero ad Antonio Loschi titolo e autorità.
Fallito un tentativo di mediazione da parte dell'imperatore, da trattarsi in Montagnana (1388), i Carraresi accettano la pericolosa alleanza con Gian Galeazzo Visconti, il falso "Conte di Virtù". Questi prima si annette Verona e Vicenza, poi abbandona i Carraresi al loro destino e si allea con Venezia. Francesco Novello, dopo aver ceduto Padova, trova buona accoglienza e breve ristoro a Montagnana e cerca salvezza nell'esilio, mentre Jacopo dal Verme occupa Este e Montagnana per conto dei Visconti. Gian Galeazzo concede Este in feudo al marchese Alberto da Ferrara, ma non la Scodosia (1389).
La controffensiva di Francesco Novello, però, non si fa attendere: nel 1390 riprende possesso di Padova e di Montagnana: di quest'ultimo successo gli vien data notizia da un contadino di Castelbaldo «per bontà della sua roncina», egli viene lietamente rinfrescato e «tratto da villano». Francesco Novello non perde tempo: torna a convocare una vasta lega di città contro i Visconti e ne viene eletto capo, fa affluire in Montagnana così grande quantità di mezzi bellici che il famoso condottiero John Hawkwood, l'Acuto, esclama: «Cosa grande ed ammirevole è il senno e il valore di quest'uomo». Per dar piú peso alla sua azione, Francesco Novello tiene nel 1397, in Padova, una mostra d'armi convocata da tutto il territorio: le cronache dei Gatari dicono che Montagnana e la Scodosia vi comparvero con contingenti di notevoli proporzioni, uno dei maggiori, cioè con 2370 «huomeni da confin» e 2080 «a cavallo».
La pubblicistica data
1389 la “dedizione” di Treviso a VENEXIA REPUBLICA DA MAR.
Intanto si avvicina il compimento di tante accanite contese: nel 1402 muore Gian Galeazzo Visconti, e nello stesso anno Francesco Novello si accorda con Guglielmo della Scala per la riconquista di Verona a patto di riceverne aiuto nella riconquista di Vicenza. Jacopo dal Verme, al servizio dei Visconti, minaccia la fortezza di Montagnana «quia est terra multum ad damnificandum apta et est victualìbus munita»; dall'altra parte il signore padovano si vale dell'opera di Francesco Sforza e di Muzio Attendolo, e ammonisce il podestà Tomaso da Maritova, mandato a Montagnana, con incarichi speciali, di stare bene in guardia perché Facino Cane vorrebbe « dare una pellada suso el suo terreno ».
Si giunge all'epilogo: nel 1404 Francesco Novello accoglie in Montagnana Guglielmo della Scala «con milizie e molte carra di bombarde, ponti, picchi, manarozzi, arnesi per rompere muri, scale, mangani ed altre cose assai opportune». Il primo di aprile va a Verona, dove rimette Guglielmo al suo posto; poi, secondo i patti, va a prendersi Vicenza. Ma ecco che, con mossa imprevista, entra in campo Venezia che impone a Francesco di allontanarsi.
Si arriva a una dichiarazione di guerra: Francesco Novello allo stremo delle forze, abbandonato dai collegati, vede la fine della sua Signoria e della sua Casa. Egli stesso muore tragicamente nelle prigioni veneziane. Prima di cedere, Novello aveva liquidato molti suoi beni, e aveva venduto al Comune i "molini carraresi" e i relativi diritti d'acqua dal Fiumicello e dal Frassine. L'invasione veneziana dilaga per le terre padovane. In tale situazione Montagnana si affretta a pattuire una "dedizione" che viene concordata il 3 agosto 1405 (festa della Trasfigurazione, dipinta poi nella grande pala del Veronese in Duomo). Dodici giorni dopo (festa della Madonna Assunta, divenuta nel 1426 patrona della città) i veneziani entrano in Montagnana. Il podestà Tomaso da Mantova, fedele al suo signore, volle opporre resistenza nella rocca, ma ne fu scacciato e ucciso il 6 settembre.
CRUSTUMIUM fluvis ENTIAMUS fluvius
CRUSTUMIUM flumen est haud longe ab Arimino, a quo oppidum denominatum est, et defluit in Adriaticum.
ENTIAMUS fluvius Gallie Cisalpine ex Appennino decurrit in Padum.
APONUS Venetiarum fluvius haud longe a Patavio.
AESIS fluvius est in Piceno: ex Appennino fluens in Adriaticum cadit haud longe a Senogallia civitate. Vedi Bosio che chiama Aesis Po, in "La tabula peutigeriana" Cosimo Panini Modena.
PADUSA Cisalpine Gallie palus est, a Pado flumine, ut satis sonat, denominata, esto sint qui illam dicant fluvium, ut supra dictum est. Quod ego nomen puto unicuique paludi a Pado facte dicendum, que multiplices sunt, ut pretactum est.
SEPTEM MARIA, seu paludes seu stagna velis, Adriatico proxima sunt litori, tam a Pado, Athesi aliisque supervenientibus fluminibus et a non nunquam estuante mari facta atque perpetuata sunt plurimum telluris occupantia, sic nuncupata quia iam dudum in septem grandia erant stagna distincta. Hodie vero, etsi aliquas distinctiones habeant, magis tamen (ut locorum testantur incole) videntur annexa. Sunt tamen qui dicant non solum de his que litori fere iuncta sunt ab antiquis Septem Maria dictum,verum de quibuscunque paludibus a Pado vel ab aliis fluminibus in partibus illis factis, eo quod adeo ingentes fuerint ut maria viderentur. Ex quibus tres citra Padum fuere, ut puta que versus Mutinam occupat omnia, que versus Bononiam et Imolam et que Ravennam circuivere omnem. Sic et inter hostia Padi ingens fuit quarta; relique vero tres ultra Padum omnes usque fere Patavium contingentes. In his autem que litori proximiores sunt quarundam civitatum, existentibus aquis claris, ostenduntur vestigia, et potissime Adrie Tuscorum colonie et a qua Adriaticus denominatus est sinus. Cuius rei causam aliqui dicunt solum in partibus illis terremotu depressum superficie non mutata, et aquas inde omnia occupasse, quod ego non credo. Alii volunt multis in seculis, evomentibus assidue marinis aquis harenas, litus in sublime deductum in aliquibus orbis locis, et ibi potissime, et sic aquarum exitum impeditum et ab eis de necessitate loca humilia occupata. Nec desunt dicentibus ad roborandam opinionem suam vera aut verisimilia argumenta, que etsi recitasse presentis intenti non sit, in fidem tamen trahor eorum, cum ex his multa pateant intuenti.
ASTAGO Venetorum fluvius est.
ATERNUS fluvius est Ytalie quem penes Adria Colonia est. Hic per Marsos decurrit in Adriaticum.
AESIS fluvius est in Piceno: ex Appennino fluens in Adriaticum cadit haud longe a Senogallia civitate. Vedi Bosio che chiama Aesis Po, in "La tabula peutigeriana" Cosimo Panini Modena.
PADUSA Cisalpine Gallie palus est, a Pado flumine, ut satis sonat, denominata, esto sint qui illam dicant fluvium, ut supra dictum est. Quod ego nomen puto unicuique paludi a Pado facte dicendum, que multiplices sunt, ut pretactum est.
SEPTEM MARIA, seu paludes seu stagna velis, Adriatico proxima sunt litori, tam a Pado, Athesi aliisque supervenientibus fluminibus et a non nunquam estuante mari facta atque perpetuata sunt plurimum telluris occupantia, sic nuncupata quia iam dudum in septem grandia erant stagna distincta. Hodie vero, etsi aliquas distinctiones habeant, magis tamen (ut locorum testantur incole) videntur annexa. Sunt tamen qui dicant non solum de his que litori fere iuncta sunt ab antiquis Septem Maria dictum,verum de quibuscunque paludibus a Pado vel ab aliis fluminibus in partibus illis factis, eo quod adeo ingentes fuerint ut maria viderentur. Ex quibus tres citra Padum fuere, ut puta que versus Mutinam occupat omnia, que versus Bononiam et Imolam et que Ravennam circuivere omnem. Sic et inter hostia Padi ingens fuit quarta; relique vero tres ultra Padum omnes usque fere Patavium contingentes. In his autem que litori proximiores sunt quarundam civitatum, existentibus aquis claris, ostenduntur vestigia, et potissime Adrie Tuscorum colonie et a qua Adriaticus denominatus est sinus. Cuius rei causam aliqui dicunt solum in partibus illis terremotu depressum superficie non mutata, et aquas inde omnia occupasse, quod ego non credo. Alii volunt multis in seculis, evomentibus assidue marinis aquis harenas, litus in sublime deductum in aliquibus orbis locis, et ibi potissime, et sic aquarum exitum impeditum et ab eis de necessitate loca humilia occupata. Nec desunt dicentibus ad roborandam opinionem suam vera aut verisimilia argumenta, que etsi recitasse presentis intenti non sit, in fidem tamen trahor eorum, cum ex his multa pateant intuenti.
ASTAGO Venetorum fluvius est.
ATERNUS fluvius est Ytalie quem penes Adria Colonia est. Hic per Marsos decurrit in Adriaticum.
ATHESIS fluvius Gallie Cisalpine in Tridentinis oritur Alpibus. Cursu rapidus Tridentum radit, inde Veronam in duas dividit partes et postremo Padi paludes amplissimas supra fluens haud longe a Brundulo integer in Adriaticum mare funditur.
MEDUACUS Venetorum fluvius.
ATISO fluvius est Aquilegie in Adriacum fluens.
AVA fluvius est Scythie et in Pontum cadit.
ACRIS Ytalie fluvius est Heraclee civitati propinquus.
BRINTA Buvius est Venetorum secus Patavium fluens, et mergitur in extremo sinus Adriatici.
LIQUENTIA fluvius est Gallie Cisalpine seu Venetiarum, in Padum seu in Adriaticum mare cadens.
BEDESE fluvius est Ravenne, quam Sabinorum oppidum quidam dicunt.
EPILAS fluvius est Macedonie in Heraclea ora.
MELLA Gallie fluvius est ea abundans herba que ab eo vocitatur amella.
BAUTICA fluvius Gallie Cisalpine in Padum fluens.
BENACUS lacus Gallie Cisalpine est inter artas montium fauces situatus, adeo ut coacti impetu inter eos venti eum more maris estuationes undarum atque tempestates facere cogant. Hunc aiunt aureas harenas evolvere et ex eis nutriri pisces quos vocant indigene carpiones, nusquam alibi repertos. Ex hoc virgilianus Mincius fluvius excurrit in Padum.
MMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMM
ACHELOUS fluvius est Grecie, ex Pindo, Thessalie monte, effluens; Etoliam ab Armenia dividit et in Maliacum sinum effluit. Hic autem apud poetas famosissimus est et de eo narrantur multa. Sunt qui dicant hunc primum erupisse terram, alii vero dicunt eum primum vinum cum poculis immiscuisse. Preterea talis ex eo fabula recitatur, qui Deianiram Meleagri sororem in coniugium volens cum Hercule qui eam desponsaverat certamen habuit et cum se in varias verteret formas, tandem versus in taurum longam cum Hercule luctam exercuit, postremo altero privatus cornu se victum confessus est. Hercules autem dee Copie dicavit illud nymphisque exhibuit. Cuius rei veritas fuit quod cum esset Achelous bicornis et multum occuparet agri, quidam rex conatus est eum in unum alveum cogere, quod quidem, etsi difficillimum fuerit, tandem peregit et locus ille qui a cursu fluvii remansit immunis, cum esset pinguissimum solum, maximam frumenti, vini atque fructuum copiam incolis attulit.
MMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMM
MINCIUS Venetiarum fluvius est ex Benaco lacu prodiens, qui exundans usque Mantuam labitur. Ibi autem in circuitu civitatis altero lacu facto, cum ex eo progreditur Mincii nomen assumit et brevi cursu in Padum mergitur. Et cum de se tenuis sit, adeo imbribus augetur ut asserant nullum esse tam modici cursus qui tantum usquam suscipiat incrementi. Equidem memorabilis Maronis Virgilii divino carmine decantatus et eius origine. Nam in Ando villa eius in marginibus sita natum aiunt, haud plus .II. mil. passuum a Mantua: vocant tamen hodie Piectola et gloriatur tanti vatis incolatu; ad cuius servandam memoriam parvo tumulo eis contiguo Virgilii montis imposuere nomen, asserentes ibidem agros fuisse suos.
BACUNTIUS fluvius septentrionalis, credo Pannonie propinquus. Hic in Sao flumine apud Sirmium oppidum fluit.
AVA fluvius est Scythie et in Pontum cadit.
ACRIS Ytalie fluvius est Heraclee civitati propinquus.
BRINTA Buvius est Venetorum secus Patavium fluens, et mergitur in extremo sinus Adriatici.
LIQUENTIA fluvius est Gallie Cisalpine seu Venetiarum, in Padum seu in Adriaticum mare cadens.
BEDESE fluvius est Ravenne, quam Sabinorum oppidum quidam dicunt.
EPILAS fluvius est Macedonie in Heraclea ora.
MELLA Gallie fluvius est ea abundans herba que ab eo vocitatur amella.
BAUTICA fluvius Gallie Cisalpine in Padum fluens.
BENACUS lacus Gallie Cisalpine est inter artas montium fauces situatus, adeo ut coacti impetu inter eos venti eum more maris estuationes undarum atque tempestates facere cogant. Hunc aiunt aureas harenas evolvere et ex eis nutriri pisces quos vocant indigene carpiones, nusquam alibi repertos. Ex hoc virgilianus Mincius fluvius excurrit in Padum.
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ACHELOUS fluvius est Grecie, ex Pindo, Thessalie monte, effluens; Etoliam ab Armenia dividit et in Maliacum sinum effluit. Hic autem apud poetas famosissimus est et de eo narrantur multa. Sunt qui dicant hunc primum erupisse terram, alii vero dicunt eum primum vinum cum poculis immiscuisse. Preterea talis ex eo fabula recitatur, qui Deianiram Meleagri sororem in coniugium volens cum Hercule qui eam desponsaverat certamen habuit et cum se in varias verteret formas, tandem versus in taurum longam cum Hercule luctam exercuit, postremo altero privatus cornu se victum confessus est. Hercules autem dee Copie dicavit illud nymphisque exhibuit. Cuius rei veritas fuit quod cum esset Achelous bicornis et multum occuparet agri, quidam rex conatus est eum in unum alveum cogere, quod quidem, etsi difficillimum fuerit, tandem peregit et locus ille qui a cursu fluvii remansit immunis, cum esset pinguissimum solum, maximam frumenti, vini atque fructuum copiam incolis attulit.
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MINCIUS Venetiarum fluvius est ex Benaco lacu prodiens, qui exundans usque Mantuam labitur. Ibi autem in circuitu civitatis altero lacu facto, cum ex eo progreditur Mincii nomen assumit et brevi cursu in Padum mergitur. Et cum de se tenuis sit, adeo imbribus augetur ut asserant nullum esse tam modici cursus qui tantum usquam suscipiat incrementi. Equidem memorabilis Maronis Virgilii divino carmine decantatus et eius origine. Nam in Ando villa eius in marginibus sita natum aiunt, haud plus .II. mil. passuum a Mantua: vocant tamen hodie Piectola et gloriatur tanti vatis incolatu; ad cuius servandam memoriam parvo tumulo eis contiguo Virgilii montis imposuere nomen, asserentes ibidem agros fuisse suos.
BACUNTIUS fluvius septentrionalis, credo Pannonie propinquus. Hic in Sao flumine apud Sirmium oppidum fluit.
APIUS fluvius Gallie Cisalpine in Padum mergitur.
ACHEROS vel ACHERON volunt quidam lacum esse et ad inferos deferri, et ibi Acherontem fluvium facere.
ADDUA fluvius est Gallie Cisalpine. Ex Alpibus secundum quosdam fusus, ingreditur Larium lacum et ex eo integer emergens in Padum effluit. Alii dicunt eum ex lacu originem trahere. Bonos quidem pisces nutrit et potissime timolos.
ACHEROS vel ACHERON volunt quidam lacum esse et ad inferos deferri, et ibi Acherontem fluvium facere.
ADDUA fluvius est Gallie Cisalpine. Ex Alpibus secundum quosdam fusus, ingreditur Larium lacum et ex eo integer emergens in Padum effluit. Alii dicunt eum ex lacu originem trahere. Bonos quidem pisces nutrit et potissime timolos.
ANEMON fluvius est prope Ravennam
CRUSTUMIUM flumen est haud longe ab Arimino, a quo oppidum denominatum est, et defluit in Adriaticum.
CLITORIUS lacus est Ytalie, cuius ex aqua si quis potaverit in vini odium incidit.
ENTIAMUS fluvius Gallie Cisalpine ex Appennino decurrit in Padum.CLITORIUS lacus est Ytalie, cuius ex aqua si quis potaverit in vini odium incidit.
ERIDANUS fluvius est Ytalie celeberrimus apud Grecos aliasque nationes. Omnem Cisalpinam irrigat Galliam, et quoniam hic idem et Padus est nichil de eo preter ea que ad Grecos spectant nunc dicemus; reliqua ubi de Pado. Fingunt Greci hunc apud inferos natum et in terras ac superos evasisse, nichil aliud sentientes quam quod ex Vegeso monte, qui propinquus est mari Infero scilicet Tyrrheno, profusus tendit in Adriaticum, quod Greci Superum vocant. Eridanus autem nuncupatur ab eventu. Nam fingunt poete Eridanum Solis fuisse filium, cui cum falsum esse ei obiceretur ab Epapho Egyptio iuvene, ad obtinendam filiationis fidem currus lucis ducere temerarie impetravit a Sole patre. Qui cum equos nequiret regere, exeuntibus ipsis orbitam in parte celum exustum est et in terris multa exhausta flumina. Quam ob rem ab irato love fulminatus est et in Padum cadens suum illi tribuit nomen. Alii sunt qui dicant Eridanum Egyptium iuvenem, cum mutatis sedibus venisset in Ligures eisque imperasset, casu in Padum cecidisse et in eo necatum. Quam ob causam in solatium sui flumini regis mortui nomen posuere, et hinc Eridanus dictus. Quem et veteres Egyptii in honorem sui iuvenis Bicornem inter alias celi imagines posuere et pluribus decoravere sideribus. Reliqua ad hunc spectantia ubi de Pado vide.
HERACLEUS fluvius Colchorum est, promontorio eiusdem nominis proximus et oppido Mantio.
EUPILIS lacus est Gallie Cisalpine, ex quo progreditur Lambrus fluvius in Padum defluens.
LAMBER fluvius est Cisalpine Gallie ex Eupili lacu in Padum fluens.
ESPER fluvius apud quem secundum quosdam Nessus centaurus Deianiram transvadans rapinam fugamque meditatus ab Hercule sagittis occisus est; quod supra in Ebano flumine contigisse diximus.
GABELLUS Cisalpine Gallie fluvius in Padum cadit.
LUSIUS Arcadie fluvius, quem penes diu ostensum est sepulchrum Esculapii Assipi et Arsinoe filii, qui primus alvi purgationem atque dentis evulsionem adinvenisse dicitur.
CAMANDER fluvius est Troianus, qui aliter Xantus dicitur, fama longe maior quam facto. Iunctus autem Symeonti paludem faciunt que etiam Camander dicitur. Hinc ex Yda nati in portum effluunt Acheorum. Ab hoc fluvio Hector Astyanactem filium nominavit Camandrum.
BRUSCA fluvius est in confinio Ytalie Galliam Cisalpinam pergentibus Adriatico litori adiacentem, qui iam dudum Rubicon dictus est.
HYBERUS Hispanie famosissimus fluvius est a quo ipsa Hispania Iberia appellata est. Hic secundum quosdam apud Vaccanos oritur, secundum alios apud Cantabros; et cum navium ferax sit, Tulam opulentissimam eius regionis civitatem ex inferiori parte radit, demum sub Tortosa civitate Balearicum ingreditur mare.
ISAURUS fluvius est Gallie Cisalpine haud longe a Cesena m Adriaticum mare prorumpens.
ALPHEUS fluvius est Elidis iuxta Pisam decurrens, de quo concordantibus omnibus viris clarissimis mirabile recitatur, scilicet quod in Achaia mergatur et in fontem Arethusam apud Syracusas in Syciliam exeat et in mare Syculum vadat, quod in olympiacis sacris percipitur, ut supra, ubi de Arethusa dictum est, scribitur; ubi et fabula amoris eius in fontem. Sunt preterea qui dicant fontem in Arcadia esse ex quo Alpheus et Arethusa procedunt separatis alveis, et demum post aliqualem cursum coeuntes in unum terras subeunt et in Syracusanum agrum effluunt.
FANEUS Samnitum est fluvius, qui et Siris dicitur, Benevento vicinus. (Sant'anna alfaedo ca di capri veronese n.d.r)
FORMIUS fluvius Aquilegie propinquus est.
FRITIMUS navigabilis fluvius apud Persas.
IADER fluvius est apud Salonas, qui in Adriaticum se miscens forte Iadre oppido nomen dedit.
IADER fluvius est apud Salonas, qui in Adriaticum se miscens forte Iadre oppido nomen dedit.
INUACIUS fluvius est apud Aprutinos haud longe a Truento flumine.
HYSTER fluvius est qui et Danubius dictus, qui hoc nomine a fontibus veniens quam cito tangit Illyricum Hyster relicto Danubii nomine appellatur, de cuius ortu, progressu et exitu in Pontum supra satis dictum est ubi de Danubio, hic replicandum non censeo. Sunt tamen qui credant ex Danubio ramum progredi qui vocetur Hyster, et ab eo Hystria denominetur, et per eum Iasonem in Adriaticum penetrasse navigio a Colchis venientem, quod ego ridiculum puto.
METAURUS fluvius est Umbrie descendens in Adriaticum sinum haud longe a Fanestri colonia versus Senogalliam, clarus quippe victoria Salinatoris Livii et Claudii Neronis consulibus et clade atque cede Hasdrubalis Peni ex Hispania venientis.
MELAS Boetie fluvius est Minerve sacer eo quod olivetis abundet. Hunc tamen aliqui volunt Athenarum esse fluvium, cum ille sit Melus in Sichinarium finibus. Hic tamen Melas ex eodem fonte cum Cephiso exundans potos greges si albi sint nigros facit, cum Cephisus agat contrarium, et ex hoc nomen traxit. Nam 'melam' grece 'nigrum' sonat latine.
STYX palus est apud Inferos poetarum carminibus inclita. Hanc Ditem Infemorum civitatem circumdare dicunt, nec immerito. Qui enim ibi peccata luunt absque spe venie aut levioris pene in perpetuam perseverant tristitiam. Per hanc Superos iurare dicebant veteres, quasi per tristitiam gloriosis adversam.
AGER fluvius est Mauritanie. Ex Atlante monte profluens in occiduum, cum ex septentrionali regione sit ortus, in lacum Eptagonum seu Eptabolum tendit. Inde sub desertis montibus fluens per meridiana loca manat et in paludem mergitur quandam ex qua emergens progreditur et Meroem insulam cingit; et cetera que de Nylo, cuius hic videtur initium, narrabuntur.
ELISIUS fluvius est Sycilie. (Trinacria TRI ACOA n.d.r)
da:
Giovanni Boccaccio - De montibus, silvis, fontibus, lacubus, fluminibus, stagnis seu paludibus, et de diversis nominibus maris
[I.] De montibus
[II] De silvis |
[III.] De fontibus |
[IV.] De lacubus |
[V.] De fluminibus |
[VI.] De stagnis et paludibus |
[VII] De diversis nominibus maris |
Conclusione |
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